Infedeltà nella coppia: cosa rivela davvero la tendenza a tradire secondo la psicologia
Alzi la mano chi non ha mai pensato “se mi tradisce vuol dire che non mi ama abbastanza”. Ecco, probabilmente state sbagliando tutto. La psicologia moderna ci racconta una storia completamente diversa sull’infedeltà, e vi garantiamo che è molto più interessante di quello che pensate. Preparatevi a scoprire che dietro ogni tradimento c’è un mondo nascosto fatto di meccanismi psicologici che nemmeno chi tradisce conosce davvero.
Non stiamo parlando di giustificare niente, sia chiaro. Stiamo per esplorare il lato oscuro della mente umana per capire perché alcune persone sembrano programmate per cercare conferme al di fuori della coppia. E credeteci, la verità è molto più complessa di quanto vi abbiano mai raccontato.
La verità scomoda: non è quasi mai una questione di amore
Mettiamo subito le cose in chiaro con una bomba psicologica: secondo gli studi condotti da Kruger e colleghi nel 2013, l’infedeltà raramente ha a che fare con la mancanza d’amore. Sì, avete letto bene. La persona che vi tradisce potrebbe amarvi perdutamente e tradirvi lo stesso. Come è possibile? Semplice: il tradimento è spesso il sintomo di qualcos’altro che non c’entra niente con i sentimenti verso di voi.
Pensateci come a una febbre: quando avete 38 di temperatura, il problema non è la febbre in sé, ma l’infezione che la sta causando. Lo stesso vale per l’infedeltà. È il segnale che qualcosa non funziona nel meccanismo psicologico della persona, non necessariamente nella relazione.
Gli esperti del Centro Psiche Santagostino hanno identificato tre tipi principali di infedeltà: emotiva, fisica e persino finanziaria. Sì, esistono persone che tradiscono anche economicamente il partner nascondendo spese o debiti. Ma il punto è che in tutti e tre i casi, la motivazione profonda è sempre la stessa: riempire un vuoto emotivo che spesso nemmeno loro sanno di avere.
Il tradimento come droga emotiva: ecco perché crea dipendenza
Qui le cose si fanno davvero interessanti. Molte persone usano l’infedeltà esattamente come altri usano l’alcol, lo shopping compulsivo o il cibo spazzatura: per regolare le proprie emozioni. È una forma di automedicazione psicologica che funziona così bene che crea dipendenza.
La ricerca di validazione esterna è uno dei meccanismi più potenti. Chi ha un’autostima che funziona come la batteria di un telefono vecchio si scarica in continuazione e ha bisogno di essere ricaricata costantemente. Per queste persone, l’attenzione di qualcuno di nuovo è come attaccare il caricatore: immediato sollievo, sensazione di essere desiderabili, boost di autostima istantaneo.
Ma come tutte le droghe, anche questa ha un problema: l’effetto è temporaneo. Una volta che la novità svanisce, tornano allo stato precedente e hanno bisogno di un’altra “dose”. È un circolo vizioso che può durare anni senza che la persona se ne renda conto.
L’infanzia che condiziona per sempre: gli stili di attaccamento
Preparatevi a un altro colpo di scena: molto probabilmente, chi tradisce ha imparato a farlo quando aveva tre anni. Non stiamo scherzando. Gli psicologi hanno scoperto che il nostro modo di vivere le relazioni si forma nei primissimi anni di vita attraverso quello che chiamano stile di attaccamento.
Chi ha sviluppato uno stile di attaccamento evitante-distanziante durante l’infanzia ha statisticamente più probabilità di tradire da adulto. Ma cosa significa? Questi bambini hanno imparato molto presto che le persone care possono ferire o abbandonare, quindi hanno sviluppato una strategia di sopravvivenza: non legarsi troppo profondamente a nessuno.
Da adulti, questo si traduce in una paura inconscia dell’intimità emotiva vera. È più facile avere tre relazioni superficiali che una profonda. È come vivere sempre con un piede fuori dalla porta, pronti a scappare se le cose si fanno troppo serie. La ricerca di Snyder e colleghi del 2007 ha dimostrato che questi meccanismi di difesa, utilissimi per proteggersi da bambini, diventano sabotaggi relazionali da adulti.
I segnali nascosti che rivelano tutto
La terapeuta Esther Perel, considerata una delle massime esperte mondiali di infedeltà, ha identificato alcuni pattern comportamentali che potrebbero indicare una maggiore predisposizione al tradimento. Attenzione: non stiamo parlando di diventare detective privati del vostro partner, ma di capire dinamiche che potrebbero essere utili per tutti.
Il primo segnale è la difficoltà a comunicare vulnerabilità. Chi tradisce spesso ha un problema con l’essere autentico nella relazione. Non riesce a dire “ho paura”, “mi sento insicuro” o “ho bisogno di te”. Preferisce mostrarsi sempre forte e indipendente, ma poi cerca quella vulnerabilità altrove.
Un altro segnale importante è il bisogno compulsivo di sentirsi desiderabili. Queste persone hanno bisogno di conferme continue dal mondo esterno. Non basta che il partner li trovi attraenti: devono saperlo anche lo sconosciuto al bar, il collega di lavoro, l’amica di Facebook. È come se avessero un buco nero emotivo che nessuna quantità di attenzione riesce mai a riempire completamente.
Infine, c’è la tendenza a idealizzare le relazioni nuove. Chi ha questa predisposizione vede sempre l’erba del vicino più verde. La persona nuova è sempre più interessante, più eccitante, più comprensiva di quella che hanno a casa. È un meccanismo che si chiama “bias di novità” e funziona come una droga: ogni volta che l’effetto svanisce, bisogna trovare qualcosa di nuovo.
Quando tradire è un grido di aiuto silenzioso
Ecco un’altra prospettiva che potrebbe sorprendervi: spesso l’infedeltà è un modo distorto di chiedere aiuto. È come se la persona stesse dicendo “guardami, qualcosa non va, ho bisogno di attenzione” ma non sa come esprimerlo a parole.
Molti psicologi considerano l’infedeltà un sintomo, non la malattia. Dietro potrebbe esserci la paura di invecchiare, la necessità di riaffermare la propria identità dopo un cambiamento importante come diventare genitori, o semplicemente il bisogno di sentirsi ancora vivi e desiderabili.
In alcuni casi, il tradimento è anche una forma di vendetta inconscia. Non necessariamente verso il partner, ma verso la vita, verso le proprie insicurezze, verso quel senso di inadeguatezza che li perseguita. È un modo autodistruttivo di ribellarsi contro la propria vulnerabilità.
Il fattore sorpresa: anche la genetica c’entra
Preparatevi a un’altra rivelazione: la ricerca scientifica ha scoperto che esistono anche fattori genetici che possono influenzare la propensione all’infedeltà. Alcuni studi hanno identificato variazioni nella produzione di certi neurotrasmettitori che sembrano essere collegati alla capacità di mantenere legami monogami.
Ma prima di iniziare a dare la colpa al DNA, ricordatevi che la genetica non è destino. È più come una predisposizione: alcuni potrebbero avere una maggiore tendenza, ma le scelte finali dipendono sempre da consapevolezza, crescita personale e impegno nelle relazioni.
Le differenze che fanno la differenza
Non esiste un prototipo del traditore. Le motivazioni possono variare enormemente: c’è chi tradisce per noia, chi per vendetta, chi per una ricerca disperata di autenticità che sente mancare nella propria vita. Alcuni lo fanno durante periodi di particolare stress, altri dopo eventi importanti come la nascita di un figlio o la perdita di un lavoro.
La cosa interessante è che spesso chi tradisce non pianifica di farlo. Si trovano in situazioni dove i loro meccanismi di difesa o i loro bisogni emotivi non soddisfatti li portano a fare scelte che razionalmente non avrebbero mai pensato di fare. È come se in quei momenti diventassero una versione diversa di se stessi.
Si può guarire dal tradimento?
La risposta breve è sì, ma non è semplice. Gli studi dimostrano che le coppie che riescono a superare l’infedeltà spesso ne escono più forti di prima, ma solo se sono disposte a fare un lavoro profondo sulle cause che hanno portato al tradimento.
Il processo di guarigione richiede che chi ha tradito sia disposto a scavare dentro se stesso per capire cosa l’ha spinto a quella scelta. Non basta dire “non succederà più”: bisogna capire perché è successo la prima volta. E questo spesso significa affrontare ferite dell’infanzia, paure profonde, insicurezze che magari si portano dietro da decenni.
Come proteggere la propria relazione
La prevenzione dell’infedeltà passa attraverso la consapevolezza di sé. È importante imparare a riconoscere i propri bisogni emotivi e a comunicarli in modo sano. Chi ha una buona autostima e una solida identità personale è meno vulnerabile alla tentazione di cercare validazione esterna.
Altrettanto fondamentale è mantenere viva la comunicazione nella coppia. Non si tratta di controllarsi a vicenda, ma di rimanere connessi emotivamente. Molte infedeltà nascono da un graduale allontanamento che potrebbe essere evitato con maggiore attenzione reciproca.
Ricordatevi sempre che comprendere le dinamiche psicologiche dietro l’infedeltà non significa giustificare il comportamento, ma essere più consapevoli della complessità delle relazioni umane. E questa consapevolezza, alla fine, è la migliore protezione che possiamo avere.
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